1871 – 1872

| Fondatore e Direttore |

#06 | Marassi

Postazione 6: Marassi

La foto iniziale rappresenta la prima “tappa dell’ospizio” a Genova che è nella zona di Marassi, nella villa Oneto dei Cataldi. La seconda foto raffigura don Bosco e don Albera al centro della composizione fotografica in cui si vogliono far entrare anche persone che erano assenti al momento dello scatto della foto. Nella terza foto, don Albera giovane prete.

La storia di don Albera

Nel febbraio del 1871 don Bosco si trovava a Genova. Due genovesi, soci della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli di Borgo Incrociati, Domenico Prefumo e Giuseppe Varetti, andarono dal Santo e gli chiesero di aprire una casa anche a Genova. don Bosco non disse di no, ma osservò che ci volevano dei mezzi, ed essi promisero di fare quanto potevano. La cosa restò lì come sospesa. Era però nel destino della Provvidenza che quest’opera sorgesse e presto. Quando la Conferenza di S.Vincenzo riuscì ad ottenere in affitto per 500 lire dal barone Cataldi una villa a Marassi (villa Oneto) sul declivio orientale della Val Bisagno, don Bosco accettò. Il 26 ottobre mandò don Albera con due giovani salesiani, tre capi laboratorio ed un cuoco. don Albera accettò con animo sereno la direziono della casa. Al momento di partire, don Bosco gli raccomandò di non darsi pensiero di niente e di riporre tutta la fiducia nel Signore. Gli chiese poi se avesse bisogno di qualche cosa.
«No, signor don Bosco – rispose – La ringrazio, ho con me 500 lire».
E don Bosco: «Non è necessario tanto denaro. Non ci sarà la Provvidenza a Genova? Va tranquillo, la Provvidenza penserà anche a te».
Ritirò le 500 lire e gli lasciò una somma molto inferiore. E la Provvidenza non mancò. Così inizia la storia di don Bosco e della sua opera nel capoluogo ligure.
I vicini della Villa Oneto di Marassi chiamarono i salesiani «quelli dei discoli», un nomignolo che non era indicato… Con meraviglia si accorsero della familiarità che esisteva fra Salesiani ed alunni: conversavano, giocavano insieme e alla sera, nel cortile, cantavano… Era la pratica del sistema preventivo che trova il suo fondamento nell’accoglienza, nel clima di famiglia e nella pratica gioiosa della religione.

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